È stata pubblicata venerdì l’Ordinanza del TAR
Lazio del 25 ottobre scorso che accoglie il ricorso promosso da ASMEL per
l’affermazione dell’incostituzionalità della norma sull’accorpamento coatto dei
Comuni con meno di 5mila abitanti, il cd Decreto Calderoli e s.m.i.
del 31 maggio 2010.
Il TAR ha ritenuto «rilevante e non
manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale», avanzata
da ASMEL, ordinando l’immediata trasmissione degli atti alla Suprema Corte,
evidenziando il contrasto con gli artt. 3, 5, 77, 95, 97, 114, 117 e 118 della
Costituzione.
Si determina, pertanto, violazione
dell’articolo 3 della Costituzione quando si riscontri una contraddizione
all'interno di una legge, oppure tra essa ed il pubblico interesse perseguito.
Tanta superficiale determinazione deriva
innanzitutto dalle posizioni espresse da ANCI, unico interlocutore dei governi
di ogni colore, che si caratterizza come l’ultima enclave consociativa che
tuttora resiste, a dispetto dei sommovimenti verificatisi nella politica
italiana. Fin dal 2009, ANCI ha sostenuto la necessità dell’accorpamento
coatto, vedendosi presa in parola nel maggio 2010 dallo “statista” Calderoli ed
ha costantemente mantenuto il punto con spregiudicati aggiustamenti successivi.
I burocrati abbarbicati in ANCI si dilettano ad
affiancare, con piglio centralista e dirigista, il nostro incauto legislatore
nella stesura di norme sempre più ingarbugliate, anche in sede di Conferenza
Unificata, rappresentando (male) gli interessi delle sole realtà metropolitane.
I cui apparati elefantiaci, hanno solo da imparare, quanto a efficienza e a
risultati, dai Comuni medi e piccoli, notoriamente molto più virtuosi grazie al
“controllo sociale” determinato dalla vicinanza tra elettori ed amministratori
locali.
Le battaglie politiche non si vincono nelle
sole aule giudiziarie, anche per i tempi lunghi che esse comportano.
Ormai rappresentiamo una spina nel fianco per
quanti tutt’oggi vedono i Comuni alla stregua di filiali periferiche dello
Stato.
A quasi 7 anni dalla sua nascita, ASMEL
raggruppa ormai 2200 Enti Locali in tutt’Italia, mostrando nei fatti che è
l’Associazionismo di servizio, e non quello di funzioni a rappresentare la
chiave di volta per coniugare autonomia ed efficienza. Infatti, mentre il primo
implica autonomia
e volontarietà, il secondo punta ad espropriare
le attribuzioni ed i poteri per cui essi vengono eletti, trasferendoli ad enti
di secondo livello. L’ultima iniziativa basata sull’associazionismo di servizi
è la nascita della Centrale di Committenza ASMEL Consortile, basata sul
principio della
sussidiarietà, e che sta vivendo un crescendo
continuo di adesioni in tutto il Paese, a dispetto della martellante campagna
denigratoria ordita da tanti, ANCI in primis.
Il forte sodalizio con ANPCI, l’Associazione
dei piccoli Comuni, sta mettendo in discussione il principio della
rappresentanza unica dei Comuni italiani.
Continueremo, imperterriti, nella nostra
battaglia di civiltà in tutte le sedi.
Guai al Paese che ritiene di privarsi delle
proprie radici. Gli alberi crescono e rinvigoriscono tagliando i rami secchi.
Che sono sopra, non sotto.
Un sentito grazie alle centinaia di associati
che hanno deliberato formale sostegno alla nostra iniziativa ed in particolare
ai Comuni di Liveri, Baia e Latina, Dragoni, Teora e Buonalbergo che hanno
celermente deliberato per affiancarci nella sottoscrizione, nei termini, del
ricorso.
Francesco Pinto, Segretario generale ASMEL
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